20/11/11

Gigliotti e Bartali

Le immagini slavate, d’un bianco da Zecchino d’oro, sovraesposte e novembrine, ci comunicano una realtà che non ci appartiene più. In diretta. Quella gradinata vuota, quel settore semi-libero, gli alberi spogli, il quartiere che alle spalle della curva s’estende antico e familiare, l’insegna del bar, luminosa, essenziale e franca. E si, in campo il Foggia e la Spal. Ferrara, stadio Mazza. Noi a casa, ormai come da brutta, maroniana abitudine. E Telefoggia col nevischio, perché sul satellite ogni pixel è grande come la testa di Lanzoni. E sembra di giocare a Kick off all’Amiga. Ad un minuto qualsiasi della ripresa, l’arbitro sventola il cartellino rosso sotto il naso di un giocatore in maglia bianco-azzurra. Il Foggia, che fino a quel momento è sembrato un’armata fantasma, può farcela. Lo percepiscono tutti. Qualcuno applaude persino. Il sangue riscalda il pomeriggio. La Spal prende palla, guadagna un angolo e pure un rigore. Uno di loro prende la palla, la mette sul dischetto e segna. Gli sguardi si fanno attoniti, rabbuiati. La rabbia repressa per la solita dannazione esistenziale si sta tramutando in bozzi sul collo e dietro la schiena. Stress. Ma non si fa a tempo a pensare che c’è tempo, che lo schermo diventa nero. Nero. Il simbolo sproporzionato, insensato e brutto di Telefoggia, però, campeggia ancora in basso a destra. Problemi sul collegamento. In undici contro dieci abbiamo appena preso il gol dello svantaggio. E salta la linea. Se il panico dovesse impossessarsi della plebaglia – cioè: se dovessimo cedere al panico – questa città potrebbe vivere un pomeriggio d’ordinaria follia. I secondi passano, lenti, consequenziali. Il nero resta. Quello sgorbio pure. Poi, d’incanto, un’immagine riemerge come il quadro della madonna dal fondale sabbioso dell’etere. Ma non c’è campo verde. Di verde neppure un biliardo. Ma un tipo anzianotto alla cattedra in una classe di bambini, con annessa scolaresca elementare. Una farsesca messinscena squallida d’uno spot. Lo spot di Dotolo mobili, per la precisione. Che ha tutta l’aria di essere una piccola fiction. Ecco: dovendoli individuare dalla Rivolta del pane, quelli sono stati i cinque minuti in cui Foggia è andata più vicina all’insurrezione generale.



Quando l’estenuante spot è finito – dopo aver causato chissà quanti litigi domestici, contrasti condominiali, risse per i parcheggi, ma fortunatamente null’altro – il telecronista ha annunciato che, nel lungo sonno della ragione, il Foggia aveva generato il pareggio. Rigore di Gigliotti. Bene, Gigliotti non lo sa. Ma il suo gol è stato, per la storia di questa città, l’equivalente della vittoria di Bartali al Tour de France del 1948.

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