“L´ultimo pensiero va ai giovani tifosi
ricordando loro che Pasquale Casillo, la cui fedina penale è pulita, nel 1994
lasciò nelle casse del Foggia ben 54 miliardi di lire ed un importante
patrimonio-calciatori, soldi che sono stati sperperati in pochi anni dalla
curatela fallimentare, Dott. Buonomo, e dal segretario Sergio Canuti, anche per
mantenere quegli stessi 20 tifosi che ancora oggi fomentano la piazza mentre
allora restavano in silenzio”.(comunicato ufficiale Us Foggia)
Verità assolute, inattaccabili, indiscutibili. Prese per archetipo.
In città funziona così. Se fai qualcosa, bisogna capire per chi. A chi giova. E
come ti ripaga.
È il marchio di fabbrica massonico. L’idea che attaccare una consorteria
implichi l’appartenenza alla consorteria opposta. Se dici che i Guelfi hanno
ragione, allora hai un conto in banca rimpinguato dai Ghibellini. Non sei
libero, qua, di non appartenere. Di estrometterti. Di pensare ai tuoi
interessi.
Foggia-Portogruaro, stagione del duo Porta-Pecchia, costò alle casse dei soci –
vado a memoria – non meno di 7mila euro di multa. In campo, quella domenica, esplodeva
una cipolla ogni quindici minuti. Una piazza stanca di umiliazioni, si disse. Col
senno di poi, un’esagerazione che – presa in scala, in proporzione – adesso ci
obbligherebbe a far saltare i portoni dei palazzi. Ma tralasciamo.
Uno dei principali azionisti di quel Foggia dichiarò che una regia occulta
pilotava la contestazione. Che un grande vecchio – stile Romanzo criminale –
muoveva i fili. Voleva buttare fuori quella dirigenza in nome e per conto di
altri interessi. E aggiunse che molti di quelli che contestavano erano sul
libro paga della società. Un’accusa non certo nuova. Un canovaccio vecchio e
sempre giovane. Ora la storia si ripete. La nostra acredine nei confronti del
Napoletano è eterodossa, eterodiretta. Non siamo schietti. Prendiamo soldi da
qualcuno. Apparteniamo a qualcuno. E basta la maldicenza, qualsiasi maldicenza,
per far si che qualcuno ci creda. Del resto, non stiamo ascoltando quelli che
stanno con le mani in mano chiedersi disperati e arrabbiati: “Che cosa fanno i
gruppi organizzati? Dormono?”. No, aspettano il bonifico, verrebbe da
rispondere.
05/07/12
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