01/11/10

I fischi rivelatori

Domenica 31 ottobre, Foggia-Siracusa 0-2

Secondo tempo, sicuramente. Il minuto non lo so. È sempre difficile stabilire il minuto. Neppure per approssimazione. Quando si canta si guarda in balaustra. O ci si guarda attorno. L’orologio, o il cellulare che sia, rimangono ignoti. Fuori posto, come una palla ovale o una racchetta. Anzi, capita spesso di confondere il prima col dopo. In fase di consuntivo.
Due a zero per gli ospiti. Questo è certo. Un centrocampista dei nostri sbaglia un lancio.
Ed il velo d’ipocrisia di migliaia di tifosi della stagione 2010/11, dei nostalgici della cosiddetta Prima Zemanlandia alle prese col sogno del remake, di fan del Progetto casilliano, di cultori seguaci della competenza di Pavone, del “finalmente se ne sono andati quegli otto pezzenti”, è venuto giù. Fragorosamente. Col suono ridicolo dei fischi, dei Buuuu!
E di sepolcri imbiancati si è svelata la curva.
La piazza – ansiosa di abbeverarsi alla luce dei nuovi successi – si è riscoperta già stanca di “soffrire” a metà del girone d’andata. Omuncoli senza dignità, stufi di perdere alla prima difficoltà. Ambivano a godersi lo spettacolo del 4-3-3, a circondare d’effluvi circensi il Ritorno del Profeta nella sua Patria adottiva. Si erano sobbarcati i chilometri per Vasto, in piena estate, in una sorta di pellegrinaggio della speranza, per gridare il nome del vate. E chissà cosa credevano d’aver fatto. S’erano finanche sentiti offesi quando quei cattivoni degli ultras gli avevano oscurato la vista del campo con l’indefesso sventolio dei bandieroni.
E nonostante degli undici penosissimi anni di C non abbiano vissuto che racconti o propaggini (tipo la sfida promozione con la Nocerina, o il Brindisi, o l’Andria, o i tre playoff consecutivamente persi), è bello constatare la fine prematura della loro pazienza.
Il disvelarsi della loro consistenza reale, a prescindere dai proclami da bar.
Adesso che fare?
Insultarli sanguinosamente, come meriterebbe la loro assoluta mancanza di dedizione alla causa? Schernire la loro disperante assenza di stoicismo, l’indisposizione al più primitivo senso del dovere?
Irridere la minima soglia della sopportazione dimostrata?
O piuttosto andare a ripescare quello che l’eco, il vento, ha portato a noialtri nei quattro mesi della nuova avventura della Triade. Riprendere gli stralci. Lavorare d’archivio. Quando ci dicevano che eravamo egoisti ad anteporre la nostra protesta contro la Tessera al sacrosanto giuramento di sostenere la maglia, la squadra, finanche la società, che tanti sforzi aveva fatto (!) per tirarci fuori dall’anonimato delle ultime stagioni.
“Li lascerete fare a pezzi nei campi infuocati della C1 solo per una vostra questione di principio”, accusavano scambiandoci per boy-scout.
“Sono ragazzini di vent’anni, hanno bisogno della bolgia dello Zaccheria”, ci rinfacciavano criticando la scelta delle curve di non cantare per i primi dieci minuti. “A cosa serve regalare l’inizio agli altri?”. Lo sanno i lanciacori quanta fatica serva per coinvolgere questi deprivati a fare la loro parte nella “bolgia” (perché anche la passione, da queste parti, si delega: sono gli ultras a dover fare il casino di cui poi si vanteranno con gli amici, non certo loro, che scalderebbero il posto di cemento se non fosse apertamente inadeguato sedersi nei “popolari”).
“Voi non volete bene al Foggia”, chiosavano.
Poi capita che un centrocampista sbagli un lancio sul 2-0 per il Siracusa. E i principi vanno a farsi fottere. C’è chi sbraita, chi dice “basta!” come un amante tradito (ma da che?), chi si ripromette che mai più, mai più si lascerà sedurre da una promessa, chi molla a venti dalla fine, chi arriva a ripensare alle proprie teorie sul Maestro, azzardando uno Zeman “sorpassato, superato”.
Che spettacolo vedere le proprie convinzioni alimentarsi di nuova linfa.
E pensare che questa gente, non più tardi di una settimana fa, gridava al miracolo per il punto conquistato al Flaminio. Pensare che è per colpa di questa gente che non ha nulla da nascondere – muta all’occorrenza e opportunisticamente voltagabbana – che devo lottare per procacciarmi il biglietto già dal lunedì mattina. Ma le profezie si realizzano, e chi nasce tifoso d’occasione, da tifoso d’occasione campa. E muore. Per tutto questo, e molto altro ancora, quando un giorno mi chiederanno di questa partita inutilissima col Siracusa, “Cosa ricordi?”, risponderò: I nuovi fedeli che fischiavano l’Us Foggia. Rivelando se stessi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le idee, lo scritto, la rabbia, il livore. Tutto rigorosamente d'altissimo livello.

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