05/10/09

La contestazione e la viltà

di Lobanowski 2

Il Licata passò in vantaggio con un colpo di testa di La Rosa. E lo Zaccheria esplose. Un boato che precedette di poco gli applausi ai siciliani, che uscivano dal campo increduli, salutando lo sportivissimo pubblico rossonero. Undici anni e guardavo mio padre, che si spellava le mani. E più le batteva, più – inspiegabilmente – pronunciava insulti e bestemmie. A me veniva da piangere. La grande speranza della promozione in B – tessuti, ossa e membra della mia prima familiarità calcistica – svaniva. E tutti attorno a me, mio padre e gli amici, applaudivano i sicari. Trovai il coraggio di scattare. Ma perché applaudite, traditori? Mio padre mi guardò come si guardano i bambini. Mi zittì. Avrei capito da grande.

Non so di preciso cosa non mi andasse giù di quell’atteggiamento. So che non mi andava, che lo percepivo come ignobile diserzione. E tanto bastava ad accendermi.

Il Giarre s’impose con una partita accorta. Punì la sicumera del Foggia di Peppino Caramanno che faceva esordire Pasquale Padalino. Mancavano poche giornate al termine del campionato. Lo Zaccheria, nuovamente colmo come un uovo, applaudì i gialloblu siciliani. Un pubblico corretto. Correttamente vigliacco, incapace di soffrire con dignità, di esporre il petto al fato avverso senza fingersi in dubbio, senza tentare di saltare dall’altra parte.

Perché l’applauso, il tifo improvviso per la squadra che sta sbancando un sogno, è moto di impazienza, rassegnazione, viltà. È come togliere la faccia dal carro del perdente. All’ultimo momento, sperando che nessuno se ne accorga.

La contestazione. Dopo una settimana passata ad ascoltare gli esperti in dietrologie che accusavano i gruppi organizzati della Sud e della Nord di non voler contestare per paura di perdere chissà quali prebende; dopo una settimana passata a dare retta agli strepiti di quelli che promettevano tempeste; a fingere interesse per quelli che sapevano in anticipo come sarebbe andata a finire, si è materializzata.

Sette giorni. Sono bastati sette giorni. Alla vigilia della trasferta di Terni, qualcuno s’inoltrava nella fitta selva dei pronostici azzardati: Con un po’ d’esperienza, questa squadra può puntare ai playoff. A Terni, a detta di quelli che hanno seguito la partita in tv, abbiamo disputato il miglior primo tempo di questa stagione. Poi il Ravenna, nell’infrasettimanale.

Al 2-1 del Marcianise è stato impossibile arginare il malcontento. Una specie di onda d’urto s’è abbattuta dagli angoli della Sud al centro del settore. Contestazione. E ci sta, anche se bisognerebbe sempre attendere il triplice fischio. Al terzo gol, lo Zaccheria è tornato ad essere oasi di vigliacca sportività: l’applauso. Finanche una specie di boato. E no, non ci sta proprio. A dispetto di quanto sperava mio padre, sono cresciuto, ma non sono maturato così tanto. I gol della squadra avversaria non meritano applausi. Mai. Neppure per dimostrare ai nostri il nostro malcontento. Tutti via. Un impeto di protesta senza obiettivi e alternative. La scossa all’ambiente. Ok, ci sto. Si va sotto la tribuna. E, tra una pineta di mani che innalzano cellulari che videoriprendono, chissà com’è… ci sono solo i gruppi. Quelli delle prebende.

Adesso le chiacchiere della piazza s’inseguono ridondanti: la colpa non è dei ragazzini (che poi tanto ragazzini non sono), la colpa è degli otto soci (che otto non sono più da tre anni). Senza di loro, col Foggia in vendita a costo zero, vedrete che si faranno avanti i veri acquirenti. Don Pasquale Casillo, dice la folla. Questi ci hanno preso per culo fin troppo (e tu lì a far presente che abbiamo centrato i playoff per tre anni di fila), non hanno speso una lira (sebbene Dall’Acqua, Salgado, Campilongo non siano stati proprio investimenti facili), devono andarsene. E far spazio al Tim Burton di turno che manderà in sollucchero questo sportivissimo pubblico occasionale. Salvo poi rivelarsi un pupazzo di pezza. E far esclamare alla folla che ora vuole il fallimento e la serie D, che “…quanto meno all’epoca dei soci abbiamo sfiorato la B”. Corsi e ricorsi di una piazza a cui – gruppi esclusi – la C sta fin troppo larga.

1 commento:

Anonimo ha detto...

emmmmmmmilio u curnuton s'è fatto la tessera del tifoso
ahahahahahahahahah!!!
come inizio di lotta alla violenza negli stadi non c'è male, complimenti alla questura di foggia.

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