24/11/08

Il tempo di Taranto...

di Lobanowski 3

Uno dei miei incubi più ricorrenti è il tempo che passa. Non ho paura di invecchiare, è più forte quella di perdere i capelli. L'orologio che cammina mentre tu sei bloccato e vedi l'evento sfuggirti di mano è una cosa spaventosa. Da claustrofobia. Capita di essere ad un tavolo di amici che mangiano e bevono. E tu pure. Mentre l'orologio fa le due e lo stadio è lontano. Mi sembravo catapultato in un'altra dimensione alle 2.20, mentre cercavamo parcheggio, un miracolato, quando con l'affanno accendo il telefono della radiocronaca e vedo sbucare le squadre dagli spoglatoi. Taranto è brutta, mi mette tristezza. Tanti palazzi enormi, rovine del mercato del lunedì, fumo in cielo, pioggerellina. E' lo sfondo ad uno stadio vuoto, ci sono solo una cinquantina di "invitati" che rumoreggiano e ti guardano in cagnesco. Molto in cagnesco. Ho la voce bassa per l'affanno e perchè se no sentono fuori. Al primo tiro alto di Salgado, uno si gira e mi guarda storto. Il Foggia gira, riconosco volti noti in tribuna. I nostri. Una macchina corre lungo il viale e calamita la mia attenzione tra la gradinata e il settore ospiti. Segna Dionigi, si girano e mostrano il pugno. Io so che il Foggia non perderà perchè sta giocando bene. Molto bene. Nell'intervallo uno si avvicina, mi parla di come sono messi a Taranto. Mi accenna alla loro situazione, poi mi dice che si ricorda del Foggia di Zeman. Tronco di netto, con una stretta di mano e un "ci vediamo dopo". Eccheccazzo, penso, mentre riazzero il cronometro. Piove, la voce è al volume solito. Ho rotto il ghiaccio, non ho paura. E infatti urlo al gol di Germinale. E' incredibile. In tribuna ci sono foggiani (dirigenti, amici giornalisti e accreditati vari) che esplodono bebccando le ingiurie dei tarantini. Uno, il solito, un grande, si gira verso un supporter locale (ma non era a porte chiuse?) e fa a muso duro incazzato: "Che cosa vuoi?..che non posso esultare". Quello tace. Ha ragione Loba2. Cresciamo, non siamo chiachelli, la mentalità cresce. Zanetti becca il rosso, penso che possiamo vincere. Poi il boato al gol di Dionigi. Un bimbo impalla la telecamera dicendo "Forza Taranto". Quando mio padre ha rivisto la partita la sera, è venuto nella mia stanza e mi ha dato indicazioni precise su come fare in questi casi. Dico solo che l'epilogo della sua strategia coincide con una violenta pedata nei reni. Non ci credo più. Poi Colombaretti batte lungo una rimessa, uno spizza, un altro va di testa. Sensazione unica, capire che andrà dentro. Perchè il portiere non si muove. Annuncio il gol con una frazione d'anticipo. E' un attimo. Pensi alla gioia che stai regalando a chi ti ascolta. E poi capisci che devi dire pure chi ha segnato. E' una parola. Lo azzecco, mentre ci sono mani nei capelli ovunque. E qualcuno se ne va. Sentaiolismo diffuso in sala stampa. E come è bello sorridere ed essere felici mentre tutti rosicano. A Taranto, poi. Bello pure il viaggio corto, tifosi che ti contattano su facebook e ti "commentano il commento". Bello pure il pari di Rosina, il cuore Toro. Bello esserci stato.

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