26/06/08

Il punto più basso, quinto contributo

di Sandro - Benfoggianius

Il “mio” punto più basso del Foggia non coincide con una sconfitta. Quando si giocano i play off o i play out, quando ci si gioca il campionato all’ultima partita significa che la squadra è viva, che c’è passione e voglia di andare avanti. Il problema sono quelle partite di fine-autunno, quando si è equidistanti dalla zone calde per la promozione la retrocessione in modo che gli ottimisti possano pensare che “con tre o quattro vittorie” e i pessimisti che “con tre o quattro sconfitte” si possa finire in paradiso o all’inferno.
Quando in curva sud ci sono larghi spazi vuoti, quando qualcuno grida “seduti” perchè vorrebbe vedersi la partita come se fosse a casa davanti alla tv. E sistematicamente la gente si siede salvo poi rialzarsi quando la palla entra in area di rigore, che manco a messa ci si siede e rialza così spesso.
Quando il modulo di gioco del Foggia prevede lunghi lanci sull’attaccante che tutto solo lì davanti non può far altro che perdere la palla e ricevere parolacce dai tifosi, che rimpiangono Mastronunzio, che a sua volta faceva rimpiangere Cantoro, che faceva rimpiangere Cellini, e così via fino a Baiano o a Nocera, passando per Cappellini, Meluso e Barbuti (che almeno aveva la moglie bona).
Quando i ragazzini intorno a te parlano dei risultati della serie A e chiedono a quello che ha la radio chi è stato ammonito tra i calciatori dell’Atalanta “che ce l’ho a fantacalcio”.
Quando dietro di te c’è il vecchietto che inizia le paranoie sul fatto che nel Foggia dovrebbero giocare sono i foggiani come ai tempi di Faleo e Rinaldi, e quell’altro aggiunge che i calciatori sono tutti mercenari pronti a cambiare squadra per un piccolo aumento,e lì via con i luoghi comuni, che da un momento all’altro hai paura che arrivi il solito coglione a dire che lui non è razzista ma pensa che i negri se ne dovrebbero stare a casa loro.
Quando gente che non ha mai pagato un biglietto e si è sempre fatta le trasferte a spese della società pretende di dirti che devi gridare di più, che “senò che siete venuti a fare allo stadio? A vedervi la partita”. No, veramente speravo di giocare. Mi ero portato anche il borsone.
Quando capiti vicino a un cretino che dice che l’unico modo per tornare grandi è il Foggia se lo ricompra Casillo, “che quello anche se era camorrista almeno i soldi li metteva”, certo, a sto punto megiio se la squdra se la compra direttamente Raffaele Cutolo. E perché non sperare in Osama Bin Laden o George Bush?
Quando uno che ha l’abbonamento a Sky, le tessere di Mediaset e La7, la maglia col nome del calciatore e l’orologio del Foggia srotola uno striscione “NO AL CALCIO MODERNO”.
Quando esci dallo stadio tutto incazzato per un pareggio subito all’ultimo minuto e un fesso ti dice “vabbè, ma che ce la prendiamo a fare, in fondo il calcio è solo un gioco, mica se vinciamo ci viene qualcosa in tasca”.
Beh, quello è il punto più basso del Foggia.
Il nemico del calcio non è la sconfitta, è la noia. E’ come in un matrimonio, finchè si litiga c’è ancora qualcosa, quando ci si annoia è la fine.

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