23/09/08

Pilastri di sabbia

di Lobanowski 3
"And I discovered that my castles stand upon pillars of salt and pillars of scent", dice Chris Martin dei Coldplay nel mio Ipod. Ha scoperto che i suoi castelli erano costruiti su pilastri di sabbia. Lui. Da poco passate le 7.45, la macchinetta del casello sputa il biglietto. Casello di Foggia, si ritornerà a sera. Si va per raccontare la seconda trasferta che sa molto di prima. L'esordio fuori dalle mura amiche è stato a Vasto. Chiamala trasferta, quella. L'arrosto della sera prima, clou di una cena finita troppo tardi si fa sentire. I finestrini sono chiusi, ci sono i giubbini. La cosa mi piace, perchè l'estate è finita. Perchè torno a rimpiangere di non poter vedere Chelsea-Manchester United che si giocherà in contemporanea a Foligno-Foggia. Perchè mi preoccupa, anche se lo sapevo, la seconda sconfitta del Parma a Grosseto, e perchè il Liverpool è stato fermato in casa dallo Stoke city. Insomma, siamo al lavoro di nuovo. L'estate, il mare, Vieste, la Coppa Italia agostana sono alle spalle.
Più si "sale", più fa freddo. Sosta dopo Pescara. Cornetto con caffè. San Benedetto, Grottammare ed ecco Civitanova. Il limes per chi soffre di mal di macchina e sta puntando il cuore dell'Umbria. La Colfiorito è l'Hic sunt leones e mi ha già punito un paio di volte; ad Assisi in vacanza con i miei da bimbo, e anche a Terni l'anno scorso.
Non dò di stomaco, resisto e non soffro neppure tanto. Grigiore, nuvole e vento timido. E' mezzogiorno e sono già nel clima partita. Controllo più volte che il telefono sia ok, sistemiamo i dettagli con chiamate incrociate da RadioNova. Antipasto casereccio, ottimo. Il primo è uno spreco; nel senso che è sicuramente ottimo, invitante, ma c'è il formaggio a mettermi in off-side. Troppa grazia a Sant'Antonio.
Lo stadio Blasone è piccolo, il Foggia ci ha giocato già l'anno scorso. Io però qua ho visto il Parma dal vivo. Ero nell'unica tribuna pesente, nell'estate del 2000. 1-0, gol di Amoroso. Entro e la tribuna stampa è affollatissima. E' un lungo corridioio chiuso da vetrate che danno sul campo. Tanti colleghi, e la condanna. Resto in piedi, non ho appoggio per gli appunti e tantomeno per il telefono. Un dramma.
Sposto il capo verso destra, voglio beccare nel settorino Loba1 e Loba2. L'apocalisse: il muro. Ho una parete che mi ostruisce la vista, non vedo uan metà campo. Sono cotretto a spostarmi e limito i danni. Non vedo una banderina del calcio d'angolo e la fascia sinistra. Dovrò immaginare e raccontare quello che accade sul campo.
Dilettanti. Audio disturbato dopo il 5', devo togliere l'auricolare. Che nel frattempo s'impiglia nel cronometro. E la partita va, e io non devo smettere di parlare. Me la cavo, in quella cabina sovraffollata cala il silenzio a tratti. E io parlo mentre tutti mi guardano. Imbarazzante, anche perchè dico "sombrero" una volta. Il collega di una radio locale dinanzi a me, seduto, si gira e mi guarda con fare interrogativo. E' anziano e il sombrero non lo hai mai sentito.
Quando Turchi punisce un Foggia inguardabile nel secondo tempo, immagino chi mi ascolta e non sta vedendo la partita in tv. Immagino la mia voce mischiata al brusio che ha seguito il boato di quella cabina. Penso che sto regalando loro un dispiacere, ma sono curioso di risentire quel momento.
Finisce, è andata. Il Foggia ha perso, e io me lo aspettavo. Non sono affatto sorpreso.
C'è il buio fuori dalla macchina di Donato, ma Civitanova per chi è malato di stomaco e sta fuoriuscendo dal cuore dell'Umbria, è il posto più bello del mondo.
Oggi, nel day-after, ho risentito l'attimo del gol alla radio. Era esattamente come lo avevo immaginato. Ho regalato un dispiacere forse, ma mi sa che in tanti se lo aspettavano. E non avevano eretto castelli su pilastri di sabbia, come Chris Martin.

Nessun commento:

Il Libro