01/09/08

Mario c’è

di Lobanowski 1

E’ lunedì, sfoglio i tabellini delle partite sulla rosea. Lo faccio da sempre. Nel girone B della seconda divisione la media spettatori è di 400 unità, a voler essere buoni. Punte massime di 600 e minime di 150. Altra cosa il girone C, e poi a Cosenza 6mila spettatori. Vabbé, restano sempre una grande piazza, che ha fame di calcio dopo anni tra i dilettanti. Ma scopro che a Cesena, non proprio la Boca della Riviera, hanno fatto 4mila abbonati. E vengono da una retrocessione dalla B. Forse se abiti nella grassa e un tempo rossa Emilia Romagna, la vita ti da altro e vivi le disgrazie del calcio con spirito diverso. Non lo saprà mai, inutile arrovellarsi attorno al dilemma.

A Perugia, dove già avevano una buona squadra e ci hanno aggiunto dell’altro, gli abbonati sono oltre 2mila. E’ vero, partono a detta degli esperti per vincere il campionato, ma non è che loro lo scorso anno non abbiano fatto indigestione di rospi. Quasi grossi come i nostri. Vinci la semifinale play off 3 a 1 in casa, ti illudi, poi perdi 2 a 0 al ritorno. Ad Ancona. Addirittura nell’umida Venezia gli abbonati sono circa 1.700. Quanto i nostri. Pesano i dieci anni di delusioni che abbiamo alle spalle, però m’aspettavo qualche tessera in più. Per atto di fede e pertanto insindacabile. Così come m’aspettavo più gente ieri allo stadio.

Che faceva caldo l’hanno già detto. Che un motivo per divertirsi in curva ieri l’abbiamo trovato, anche. Perché non è che dal campo arrivassero chissà quali emozioni forti. Certo, rivedere Mario con la sua maglia rossonera numero 10 è stato un piacere. E vederlo dribblare tra una schiera di difensori, con una condizione ancora approssimativa, lascia ben sperare per il futuro. Anche perché l’ipotesi che al suo fianco si possa schierare Del Core prende corpo. Il calciomercato chiude e l’attaccante di Bari Vecchia pare non avere richieste.

Mr Stramy m’ha preso per il culo quando un affondo sulla destra di Troianello, nel primo tempo, ha fatto capolinea in una zolla di fango e sabbia dell’ex prato dello Zaccheria. “Com’è la storia che chi segna in serie D e in C2 segna anche in C1?”, m’ha chiesto. Lo scugnizzo delle interviste impossibili, che ho idealmente schierato nel personalissimo Fantacalcio di prima divisione, m’ha ripagato. E sono certo che anche Mr Stramy era contento. Di tiri come quello finito ieri nella rete ne abbiamo visti tanti, negli anni. Quasi tutti colpire il campanile di San Giuseppe Artigiano.

Un abbozzo, esagerando azzarderei un progetto di squadra, dico che ieri s’è visto. Mettendoci tutto e di più come alibi per una partitaccia: forma fisica da raggiungere, squadre nuove per molte unità, schemi da apprendere, caldo, terreno indecente, Potenza schierato come le truppe italiane sull’Adamello nella Grande Guerra. Lanci lunghi a parte, Salgado ha fatto vedere che di spalle alla porta si sa muovere. Che quando si prova a giocare sulle fasce abbiamo gente che sa sovrapporsi, saltare l’uomo. Che non puoi non avere fiducia in un centrocampo che schiera Pecchia, Mancino e Coletti. Per la gara col Barletta ero in altri lidi, ma m’hanno spaventato parlandomi di una squadra che giocava con la difesa altissima. Ebbene, ieri nemmeno un tentativo di fuorigioco, nonostante il Potenza lasciasse avanti un solo uomo.

Rinaldi per un po’ ha fatto il peggior Rinaldi (e Novelli l’ha messo fuori. Così si fa…). Zanetti di marcare uno grosso come Bazzani forse non ne aveva voglia, e s’è fatto espellere. Colombaretti si muoveva con l’agilità di una Duna diesel del 1990. A Mattioli sarebbe servito un pallone solo per lui. Ecco cosa non m’è piaciuto. Assieme ai fischi del primo tempo. Pregiudizio puro. I primi 45 minuti di Foggia-Legnano, all’esordio nel campionato scorso, furono ancora più scialbi, ma nessuno contestò. Nessuna aveva fretta, allora. Questione di stati d’animo.

Domenica c’è il Pescara. E le chiacchiere stanno a zero. Che si giochi male o bene ai tifosi importa poco. L’importante è non perdere. Contro Galderisi. Contro Cardinale (che se magari Coletti fa il furbo, basta niente per provocarlo e farlo espellere). Contro una tifoseria “nemica”. Trasferta a Vasto vietata, quasi certamente. E niente diretta tv, dice Lob3. E già penso a che sofferenza sarà.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho comprato il libro, leggo quasi regolarmente il blog, grazie anche alle mail che mi mandate, e sono felice di constatare che si può essere tifosi SCANZONATI, NOSTALGICI, GOLIARDICI, insomma "diversi" dallo stereotipo del tifoso=teppista che viaggia in treno senza biglietto, che devasta e/o ruba i biscottini all'autogrill, che prova a forzare gli ingressi degli stadi per entrare senza biglietto.
E' piacevolmente romantico rileggere di vecchie imprese, di notti insonni nei pulmann o su treni strapieni e maleodoranti, di ore interminabili di attese con l'occhio sul campo e l'orecchio attaccato a improbabili radioline per quel risultato che sembrava non arrivare mai... in definitiva, con la scusa del calcio, col Foggia a far da pretesto, ci raccontate di noi, audaci e teneri cuori rossoneri.
Complimenti a tutti Voi.

A. D. ( sempre per l'anonimato)

Anonimo ha detto...

Grazie mille A.D.
Gentilissimo.
Riflettendo sulle tue parole, ritengo di poter dire che è proprio lo stereotipo ad essere fuorviante. Anni di curva hanno insegnato - a noi come a te - che non esiste il tifoso-tipo, come certa pubblicistica vuole forzosamente affermare. Che esistono i tifosi, che sono elemento complesso. Chi semplifica, chi rende folkloristiche le passioni, chi specula su un idealtipo, non rende un gran servizio ai tifosi.
Non dico che sia automaticamente in malafede, ma insomma... ci siamo capiti.
Che ne pensi?

Ciao e grazie ancora,
Lob2

Anonimo ha detto...

Ciao Lob2,
sono sostanzialmente daccordo con te: dietro il tifoso c'è sempre un Uomo / persona, che è realtà ,come bene ricordi tu, complessa. Però c'è una sorta di componente unica nella quale tutte queste "realtà uniche" / persone confluiscono in quelle due ore allo stadio. Credo che i "pubblicisti" tentino disperatamente di darle un'identità. Io penso che ci siano solo dei tratti comuni come nei segni zodialcali, niente di più.
Un caro saluto.
A. D.

Anonimo ha detto...

Salgado è un buon giocatore, ma non di quelli che fa la differenza. La B è diversa dalla C. L'anno scorso è stato poco costante. In C prpbabilmente può permettersi giocate che in B non ti puoi permettere.
Carmine (avellino)

Il Libro